C’è una Bologna grassa e dotta – quella dei tortellini, delle due torri e dell’università più antica del mondo – e c’è una Bologna più nascosta, che pure è sotto i nostri occhi ogni giorno.
Mario Rebeschini – giornalista e fotoreporter bolognese – le conosce entrambe, ma con il suo obiettivo ce ne racconta solo una, quella meno conosciuta.
L’altra la lascia alle cartoline e alle foto ricordo.
In 80 scatti questo grande fotografo “di strada” - che ha fatto del mondo dell’emarginazione, del lavoro, della politica e del quotidiano la sua fonte d’ispirazione - ci mostra quello che È accaduto a Bologna, nella Bologna invisibile.
Quella delle baracche dei rom sul Lungoreno demolite dalle ruspe, quella dell’intimità religiosa delle famiglie di immigrati che vivono in città e nelle periferie, quella degli artisti di strada, dei comizi politici e della vittoria dell’Italia agli ultimi mondiali.
O quella silenziosa, dormiente sotto un manto innevato.
Non si tratta di fotogiornalismo di denuncia, ma quando uno decide da che parte stare, allora può solo mostrare quella realtà.
Senza giudizio e senza critica.
Solo volontà di rivelare che questa Bologna esiste, respira, mangia, si diverte, prega e agisce.
E di far riflettere.
La mostra, allestita nella Galleria d’Accursio (fino al 17 febbraio), è stata organizzata dall’Unione Fotografi Organizzati (Ufo) assieme a Fotoviva ed è accompagnata da altri 48 scatti realizzati da 8 giovani fotografi che hanno partecipato ai corsi di reportage promossi dall’Ufo su temi d’attualità.
Katia Grancara
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