lunedì 31 dicembre 2007

DERRICK MAY: "THE ONE" AL MATIS

Il padre della techno da Detroit a Bologna

La storia della musica techno girerà il primo gennaio 2008 sui piatti del Matis. Che per l’occasione saranno tre, come vuole la tradizione tutta “fatta a Detroit” che vede il mixaggio non fra due dischi ma addirittura fra tre, regalando una spettacolarità che ancora dopo vent’anni affascina. E suggerendo il miglior esempio possibile di come in certi momenti del passato il futuro fosse più che mai vicino. Molto più di adesso. Il primo giorno dell’anno, e data non sarebbe più propizia, inaugurerà infatti la serata “The One”, dedicata ai protagonisti di quella musica oltre i 140 battiti per minuto che è diventata fenomeno sociale globale unendo una popolazione di giovani sotto lo stesso groove. Per tenere a battesimo l’evento è stato chiamato Derrick May, il dj e produttore che ha forgiato il suono techno assieme agli amici di liceo Juan Atkins e Kevin Saunderson (insieme la santa trinità), lanciandone il primo vero manifesto sonoro nel 1988, “Strings of Life”. Il pezzo è un vero classico del genere e mostra tutta l’elaborazione che sta a monte dell’invenzione di questo nuovo suono: l’eredità della house di Chicago, l’umore pienamente soul, i sintetizzatori sperimentali. Elettricità liquida, plasmata sui solchi di vinili che rimangono gioielli della musica del secolo scorso e continuano a influenzare quella attuale. Perché tutte le produzioni di quella fine anni ottanta sono ancora suonate oggi, cariche di fantastica contemporaneità e piene di citazioni delle sonorità da cui la techno traeva la sua linfa: il soul Motown, il funk di George Clinton, l’elettronica dei Kraftwerk.
Benedetta Cucci

domenica 30 dicembre 2007

Techno, jazz o con gli Dei: è S. Silvestro!


Giro di feste all'ombra delle Due Torri

Parola d’ordine, austerity. Ecco come sarà il capodanno bolognese in piazza, quello proposto dal comune. Ma si sa, spesso le ristrette economie suggeriscono un miglior uso della creatività. Ed ecco che da un cilindro vuoto esce una festa fantasiosa. Con la nevicata di mezzanotte (sintetica ma realistica), la parata dell’associazione Oltre che ha insegnato a varie persone a costruire pupazzi giganti mostrati domani dalle 22 in via Indipendenza. Prima, alle 20 però, ci sarà il concerto teletrasmesso su grande schermo, dei Filarmonici del teatro Comunale con incasso devoluto all'istituto Ramazzini. Poi, a mezzanotte, brucerà la Vecchiona dark-pinguina, disegnata da Francesca Ghermandi e chi arriverà sul crescentone potrà trovare un divertente gadget: una sorta di provetta ideato dalla galleria La Pillola, da usare come portacenere. Lo si potrà ricevere solo se si getterà il vetro o la plastica nelle apposite campane!

A ognuno comunque, vada la sua festa!
Capodanno Imperiale alla Scuderia di Piazza Verdi.
Il Capodanno a tema più bello, in una location dalle tradizioni antiche.
La Scuderia è infatti un locale che nasce dalla ristrutturazione delle antiche scuderie del Palazzo dei Bentivoglio, signori della Città nel XV secolo.
E quindi quale soluzione più affascinante di un Capodanno dal tema storico: il Gran Banchetto “Menù degli Dei”, con una proposta ricca e di qualità, all’altezza di un vero banchetto romano. Ma non solo: la proposta Open Bar dell’Impero per il dopocena, con formula free-drink (bevande incluse illimitate) sia per chi ha cenato al locale che per chi arriva dopo la mezzanotte (ingresso dalle 0.30).
http://www.enjoytoz.it/download/Capodanno_2008.pdf
"Fashion Capital NYE 2008" al Capital Town di Via Don Minzoni.
È una festa di fine anno di profilo internazionale e in linea con le ultime tendenze musicali. A questo proposito gli ospiti scelti per la serata sono: Tying Tiffany, suicide girl di fama mondiale e "regina dell´electro" con il nuovo album "Brain For Breakfast" in uscita sulla label americana IScream Records e Chelonis R. Jones, voce di riferimento della scena electro house e artista di punta della Get Physical, attualmente la label di maggior successo al mondo in ambito dance. Ad affiancare gli special guest lo staff di dj di Fashion Fm, tutti con esperienze discografiche di profilo nazionale ed internazionale
http://www.fashionfm.it/eventi/Fashion_Capital_NYE_2008_83.asp?sott=81&y=2007
Capodanno con il Sassofono al Bravo Caffè di Via Mascarella.
L'attenzione messa nel costruire il menu (considerando la qualità di questa serata importante quanto quella delle altre) e' la stessa impiegata nella scelta della colonna sonora affidata al sassofonista Guglielmo Pagnozzi (lavora con Antonio Albanese e vanta collaborazioni con i migliori musicisti italiani) che ha estratto dal cilindro (o meglio dalla cuffia di lana con pararaorecchi antigelo che porta d'inverno) un progetto fatto apposta per la serata del 31 dicembre: il Guglielmo Pagnozzi Soundclub. E' un quintetto che sprigiona energia, composto da alcuni tra i migliori giovani musicisti attualmente attivi a Bologna: sound elettrico, caratterizzato da una forte componente ritmica arricchita da percussioni latine e repertorio che spazia dallo stile "Afro Beat" al "Jazz Funk" fino ad arrivare al Funky più puro, il tutto interpretato dall'eclettico sax del leader. Divertimento assicurato....
http://www.bravocaffe.it/
Playhouse Goes To 2008 al Kindergarten in Via Calzoni 6.
Shape Associated, in collaborazione con Concrete e Jabelectronic, è tutta proiettata nel futuro nel presentare "Playhouse goes to 2008!" dalle 01.00 di lunedì 31 dicembre alle 10.00 di martedì 1 gennaio. 10 ore di veglione musicale con tutti i resident djs degli eventi Playhouse. Tutti i dj di Shape Associated, della Concrete e di Jabelectronic augureranno buon anno nuovo dall’01.00 fino a mattina inoltrata.
info: 329- 9714.611.
Il Capodanno sui colli alla Capannina in Via San Vittore 29/2.
“Red Passion by Gisette” questo il titolo della grande festa di Capodanno in programma alla Capannina. Il grande party di lunedì 31 dicembre è organizzato in collaborazione con la Campari e ha come filo conduttore il rosso, colore della passione.
info: 051- 58.11.15
Last Night Ever al Teatro Polivalente Occupato
Via Casarini 17/5
Capodanno 2008 al TPO.
Dj Kaps/Pask, vj Shibata, live minimal show.
www.myspace.com/cstpo
Claudia Morselli

sabato 29 dicembre 2007

BRINDISI ALL'AREA EDEN...COL DONDA


Il comico bolognese Marco Dondarini sarà il 31 dicembre al Salone delle Feste del Teatro Eden in Via Indipendenza 69 alle 21.00 con lo spettacolo “Il benzinaio di Area Zelig”. Il benzinaio Ottano Malgioglio è il personaggio che lo ha portato alla ribalta del grande pubblico. Quest’anno è stato ospite del programma TINTORIA su RAITRE e attualmente sta lavorando a PUNTO RADIO come conduttore del programma radiofonico che va in onda tutte le mattine: “VACAPUTANGA”. Il Donda -per gli amici e per tutti- ci racconta il suo futuro e il passato che verranno celebrati lavorando....Capodanno perfetto!
Dalla vita reale al cabaret. Continui a fare il lavoro di benzinaio per avere spunti da portare poi sul palcoscenico?
Dal 1 di Ottobre sono diventato artista a tempo pieno, nel senso che ho abbandonato il distributore, a me tanto caro…… (bugia) per la radio, tutte le mattine su PUNTORADIO insieme a Bob Messini conduco VACA PUTANGA, una trasmissione semi-demenziale nella quale si sparano c….e a ripetizione. Quindi per gli spunti ci pensa il mio ex collega, Matteo, che continua a segnare le varie peripezie dei clienti e me le passa. Viverle in prima persona è diverso però....
Si può vivere di cabaret?

Diciamo di si, per meglio dire, io dico di si! Anche se non è una cosa così semplice. Avere un secondo lavoro come la radio - è il mio caso- ti aiuta sia dal punto di vista della crescita professionale, in quanto ti permette di stare sempre “sul pezzo”, sia dal punto di vista economico. Il mio consiglio a tutti i cabarettisti che vogliono lasciare il proprio lavoro per dedicarsi a tempo pieno al mestiere del comico è…..Pensateci 2-3-4- volte!!!

Hai qualche personaggio nuovo in cantiere?

Sto preparando da qualche tempo l’Oroscopo Cinese, una cagata pazzesca, che però in serata sta portando i suoi frutti, sicuramente ancora non pronto per la televisione!
Il giostraio e l'animatore di ospizio… ti metterai a fare questi lavori per farne cabaret?

Per quanto riguarda il giostraio, sicuramente no, anche perché questo è un personaggio che ancora tuttora ha delle difficoltà di realizzazione. Mentre per l’animatore da ospizio ci sono buone probabilità, in quanto parto avvantaggiato dai miei 4 anni di villaggi turistici! E poi gli anziani sono così teneri, come si fa a non amarli? In compagnia loro si sta così bene!….. 5 minuti, poi spaccano i maroni!!!

C’è un grande comico che ti ispira più di ogni altro?

Sinceramente non ho modelli di riferimento, o per meglio dire tutti! Nel senso che (quasi) ogni comico ha caratteristiche particolari che in un modo o nell’altro mi piacciono. Comunque il mio vero mito, in quanto ex animatore è Fiorello, l’unico vero intrattenitore dei giorni nostri!!

Cosa salta fuori dal cilindro del tuo futuro?
VACA PUTANGA LIVE SHOW, ovvero portare la trasmissione radiofonica sul palco, un esperimento non semplice ma molto stimolante, una sorta di finta trasmissione interattiva, nel senso che il pubblico può interagire con noi sul palco, sostituendo le telefonate in radio, e dove comici, cantanti e imitatori emergenti, si alternano sul palco, presentati da me e Bob, e dovranno resistere al giudizio inappellabile del pubblico!

Qualche anticipazione sullo spettacolo di Capodanno?

Niente anticipazioni, vedere per credere!!!! Teatro Eden, via Indipendenza- BO.
Lasciaci una battuta memorabile datata fine 2007 da portarci nel 2008…
Andate a vedere gli spettacoli dal vivo! Andate a Teatro, andate al circo, andate ai concerti! Abbiamo bisogno di emozionarci, è questo è il modo migliore per farlo, niente può paragonarsi a quella magica alchimia che nasce tra interprete e pubblico durante un Live!….. Ovviamente venite anche a vedere me!!!
Claudia Morselli

venerdì 28 dicembre 2007

LA GUERRA SCRITTA SUI MURI

Quando i graffiti salvavano la vita



Ce le abbiamo sotto gli occhi ma non ce ne accorgiamo, tanto sono divenute parte del paesaggio urbano. Ora sono soltanto delle scritte innocue, alcune cancellate dal tempo o dall’intonaco aggiuntovi sopra, ma sessant’anni fa salvavano la vita. Sono i graffiti di guerra, che ancora si possono leggere sui muri dei palazzi di Bologna. L’IBC (Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna) in collaborazione con I’Istituto Parri e il Comune di Bologna ha realizzato il primo censimento fotografico (affidato a Riccardo Vlahov) di queste scritte e ha allestito una mostra Graffiti di guerra. Le iscrizioni antiaree 1940-45 a Bologna, ospitata a Palazzo d’Accursio fino al 6 gennaio. Frecce che indicavano la localizzazione dei rifugi più vicini, entrate e uscite di sicurezza, segnalazioni della presenza di idranti, condotte di ventilazione, pozzi. «Un linguaggio che non va perduto – spiega il presidente dell’IBC Ezio Raimondi –, perché scrive un capitolo importante della storia della nostra città». Ci racconta come reagì e come si organizzò la popolazione civile di fronte all’orrore della guerra, che a Bologna causò circa 2500 vittime nelle oltre novanta incursioni aeree subite dopo l’armistizio del ‘43. Tra le scritte meglio conservate quelle sugli edifici di via Rizzoli 5, via Indipendenza 29, via San Vitale 23 e via Santo Stefano 43. Bologna non è l’unica città che si sta attivando per il recupero di questa memoria storica, ma è stata la prima in Italia a realizzare un censimento e a creare un database che ha poi trasmesso al Comune. Che è l’ente, assieme alle Sovrintendenze, preposto a legiferare in materia e che può disporne quindi la tutela. Già ufficialmente garantita per quei graffiti presenti nei palazzi di proprietà comunale. L’indagine ha permesso di individuare la presenza – nel centro storico soprattutto, ma anche fuori porta – di 111 rifugi e 25 gallerie. All’epoca in piazza Nettuno c’era un pannello con la mappa di tutti questi ricoveri, ospitati per la maggior parte nelle cantine di palazzi storici (muri e soffitti venivano puntellati da travi da legno), perché mancava la materia prima per costruirne ex novo. L’IBC, sull’ esempio di Torino che ospita il Museo della Resistenza all’interno di un ex-rifugio, si propone di recuperare e riconsegnare alla comunità due rifugi – quello di Villa Spada e quello di via del Guasto - che sono di proprietà del Comune. A Casalecchio già lo si è fatto con l’ex ricovero situato all’interno del parco Talon. L’auspicio è che anche per la seconda guerra mondiale si arrivi ad una legge che ne tuteli il patrimonio storico, così come già accade per le testimonianze lasciate dalla grande guerra.
Katia Grancara

lunedì 24 dicembre 2007



Buone Feste a tutti da Bologna Freelance!

Continuate a seguirci: noi non andremo del tutto in vacanza e continueremo ad aggiornarvi con le nostre news anche in questi giorni di festa, solo in maniera un po' più saltuaria.

domenica 23 dicembre 2007

CARO E SASSO: L'ABITO FA IL LEITMOTIV



I designer Juan Caro e Fabio Sasso scolpiscono abiti artistici e sartoriali





I fondatori del progetto artistico Leitmotiv,
Juan Caro e Fabio Sasso, sono stati ospiti di un incontro promosso dal Corso di Laurea Specialistica in Sistemi e Comunicazione della Moda di Rimini dal titolo Double faces. Art fashioned identities.
Il marchio Leitmotiv, è un progetto fondato sui rimandi continui tra mondo dell'arte e moda, tra artigianato e sartoria, tra maschile e femminile, tra passato e futuro.
Nasce dalla complicità dei due giovani creativi under 30: Juan, colombiano di Bogotà trasferitosi in Europa per studiare arte prima a Parigi e poi a Bologna, e Fabio, milanese, con studi d’arte al Dams di Bologna e con passioni per il mestiere del sarto coltivate fin dall’infanzia nel laboratorio di famiglia.
Disegnano una linea di abbigliamento e di accessori femminili originale e piena di fantasia, ma portabilissima.
La “loro donna” ha l’eleganza degli anni ’50 e la ribellione del primo punk che si vedeva a Londra alla fine degli anni Settanta. Il debutto risale a un anno fa, con la mostra Double Faces organizzata al Sesto Senso di Bologna e poi portata al Gasoline di Milano: un’installazione di dieci scatole costruite da Juan con la tecnica del collage e dieci borse cucite da Fabio che insieme producono un discorso ambivalente in bilico tra sacralità e ironico gioco con gli stereotipi, tra artigianato e moda.
Moda vista come eterno riciclo di idee. Che trae spunti dall’arte e viceversa. Che utilizza il collage come mezzo espressivo d’elezione, che si esprime attraverso la ricerca dei materiali per recuperare il significato arcaico di arte, intesa come tecnica, abilità manuale.
In Italia li distribuisce Tamara di “I love shopping”, perciò se siete interessati: info@iloveshopping.bo.it.
Claudia Morselli

venerdì 21 dicembre 2007

IL PIANISTA DELLA FAVELA



Matteo Giorgioni, 27 anni, è il pianista dei poveri di Vila Velha e suonerà stasera in Cappella Farnese

Ha appena pubblicato, autoproducendoselo, il secondo cd. S’intitola “Incontri”, contiene anche un brano per piano e dijeridoo che sentiremo certamente questa sera alle 21 in Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio dove Matteo Giorgioni, il “pianista della favela”, suonerà accompagnato da videoproiezioni e vari amici, tra cui il “prete un po’ matto” Giuseppe Stoppiglia “molto critico verso le istituzioni e il Vaticano”, sottolinea Giorgioni.
Ventisette anni, nato al quartiere Reno, Matteo ha debuttato l’anno scorso con un concerto alla sala consiliare che poi è stato portato in tour per tutti i quartieri, registrando un successo enorme. Aiutato dal presidente del Reno, Naldi, le sue note sono arrivate fino a palazzo percorrendo tutto lo scalone dei cavalli, proiettando una realtà così piccola in un contesto tanto importante. Il giovane musicista ha una storia molto importante da raccontare ed è per questo che quasi due anni fa ha ripreso a suonare il piano e a comporre dando inizio ai concerti: nel 2005, appena laureato, ha intrapreso un lungo viaggio in Brasile. Qui ha visitato Fortaleza e ha vissuto una memorabile esperienza legata soprattutto alla favela di Vila Velha, dove ha iniziato a operare raccogliendo fondi per costruire varie infrastrutture. E questo grazie alla musica. In Brasile lavora a contatto con l’avvocato Airton Barreto e finora, in piena collaborazione con la popolazione, ha reso possibile coi suoi sforzi la costruzione un acquedotto che porta acqua a più di mille persone, un ambulatorio di primo soccorso, un ufficio giuridico, un salone polivalente e la mensa con refettorio nella nuova Casa Macondo.

lunedì 17 dicembre 2007

L'elettrico piace a Bologna


Prossimamente nelle strade di Bologna potremmo vedere il Comandante della Polizia Provinciale in sella ad un MAXI-scooter elettrico, marcato Vectrix.
Il veicolo è un dono che la Vectrix – multinazionale americana leader nella progettazione e commercializzazione di veicoli a due ruote a zero emissioni di inquinanti – ha fatto (con una cerimonia ufficiale lo scorso 13 dicembre) alla Provincia di Bologna. Che a sua volta ha deciso di destinarlo al personale interno della Polizia Provinciale.
L’evento si inserisce nel programma “Centopiazze-Zeroemissioni” promosso da Vectrix con lo scopo di far conoscere ai cittadini delle grandi metropoli italiane ed europee i vantaggi derivanti dall’utilizzo di un veicolo elettrico, sia in termini di minor impatto ambientale che di libertà di movimento.
«Con questa iniziativa – commenta Giovanni Deleo, Managing Director Marketing Vectrix Europe – la Vectrix intende instaurare un dialogo ed una collaborazione proficua con le istituzioni e le amministrazioni locali con l’obiettivo comune di diffondere la cultura dell’elettrico in città e migliorare la qualità della vita dei cittadini.»
Parallelamente ad un’azione di coinvolgimento delle istituzioni, è previsto un “Road Show” nelle principali località italiane ed europee, dove i MAXI-Scooter saranno messi a disposizione del pubblico per prove su strada.
Il programma completo con le iniziative istituzionali e le tappe del road-show “Centopiazze-Zeroemissioni” è disponibile sul sito http://www.vectrix.com/.
Claudia Morselli

sabato 15 dicembre 2007

UN GIOIELLO DI TEATRO PER UNA MUSICA POPOLARE




Sarà Eugenio Bennato ad aprire stasera 15 dicembre alle 20.45 al Teatro Comunale “Alice Zeppilli” di Pieve di Cento la rassegna MUSICANTI. VOCI RITMI E MUSICHE DEL MONDO.
Un’iniziativa di assoluto valore artistico - organizzata per il quarto anno consecutivo da Cronopios in collaborazione col Comune di Pieve di Cento - che spazia tra soggetti diversi e che ha cercato di definire un genere musicale che possa rappresentare al meglio questo piccolo gioiello di teatro e anche il territorio della provincia di Bologna.
E come ci spiega Roberto Alessi, Responsabile Eventi di Cronopios, «Nell’invitare artisti del calibro di Eugenio Bennato, Alfio Antico, Ginevra Di Marco, l’argomento teatro, un teatro storico, ritagliato, con un’acustica perfetta e quant’altro, ha facilitato molto la trattativa. Gira la voce nell’ambito artistico che questo teatro dia delle soddisfazioni. Suonare lì, è un piacere!»
La vocazione specifica di quest’anno, legata alla musica popolare, viene interpretata da importanti artisti che la inseriscono in un discorso più ampio legato alle culture, alle tradizioni popolari, rese però attuali da una sorta di contaminazione.
Eugenio Bennato, ad esempio – protagonista di questa prima serata con Sponda Sud e che arriva con la sua band al completo direttamente dalla Spagna - mantiene un legame molto rigoroso con le proprie radici e la tradizione popolare, ma le interpreta e le contamina con elementi musicali che raccoglie nei suoi viaggi e nelle sue turnée in giro per il mondo.
A seguire, Alfio Antico con “Balla tu ca ballu jù”, l’11 gennaio, una scoperta proprio di Eugenio Bennato, considerato uno dei più grandi percussionisti italiani, non solo per il fatto che sin da bambino, essendo stato un pastore siciliano, era accompagnato solo dal suo tamburo. Ha suonato con Edoardo Bennato, Angelo Branduardi e ha partecipato anche a tanti spettacoli teatrali, poiché oltre ad essere un bravo musicista è anche una persona che comunica molto dal palco.
E poi ancora appuntamenti eccezionali con la Compagnia FlamenQueVive con lo spettacolo “Colores Morenos” il 26 gennaio, Ginevra Di Marco con “Stazioni Lunari prende Terra a Puerto Libre” il 16 febbraio e per finire tango argentino con La Frontera “Ferme tes yeux” il 24 maggio all’aperto, in Piazza Andrea Costa con ingresso libero.
Abbonamento ai 4 concerti 30 euro. Anche sui prezzi filosofia popolare.
Claudia Morselli

DA BABETTE GIOCARE FA RIMA CON MANGIARE

«Luca amore, torna qua da mamma, lascia stare i signori che stanno mangiando!» A chi non è capitato di sentirla - o di doverla dire ai propri figli – questa frase al ristorante. Da oggi però forse la sentiremo un po’ di meno. E andare a cena fuori coi figli piccoli sarà meno imbarazzante, per i genitori. E più divertente, per i bambini. L’idea è venuta a tre imprenditori (ma anche padri di famiglia) bolognesi – Vincent Paul Piccinino, Alessandro Lisi e Amedeo Ceccarelli – che hanno avuto una felice intuizione e hanno saputo trasformarla in una scommessa imprenditoriale. E così è nato da Babette (inaugurazione oggi alle 16), il primo Family Restaurant di Bologna, nel pieno centro storico della città (via Riva di Reno 110), pensato e allestito a misura di bambino. Finalmente i genitori potranno godersi una tranquilla cena e una chiacchierata con gli amici, mentre i figli potranno trascorrere qualche ora divertendosi nell’apposito spazio-bimbi, dove troveranno una dada ad accudirli e tante idee e giochi (in collaborazione con LudoVico) per dar sfoga alla loro esuberanza. Ma non solo. Da Babette ha infatti pensato anche a quei bambini che vogliono mangiare coi genitori e per loro ha creato divertenti menù (prezzo promozionale 5 euro) dai nomi strani (sconosciuti forse ai grandi ma di sicuro noti ai più piccini – Harry Potter, Spiderman, Teletubbies, Winx) attenti però ai valori nutrizionali e alla qualità dei prodotti. Fra qualche mese saranno disponibili anche menù per i celiaci e sarà possibile acquistare alcuni dei prodotti tipici e biologici che vengono serviti a tavola.
«Dietro quest’idea imprenditoriale – spiega l’assessore al commercio Maria Cristina Santandrea – c’è una filosofia di accoglienza dei bambini» e anche «un invito – sottolinea Sergio Palmieri, Presidente del Quartiere Porto, a restare nel territorio e a viverlo, ridando così fiducia ad una città che sa essere accogliente con le famiglie e andare incontro alle loro necessità».
Da Babette ha pensato anche al problema-parcheggio, stipulando con il garage di Via Riva di Reno una convenzione che faciliterà l’ingresso al centro storico.

Katia Grancara

venerdì 14 dicembre 2007

TANTO DI CHAPEAU!

I cappelli Scultura di Rub&Dub in mostra a Neirami

Molti forse non li hanno mai guardati come Rub & Dub. Ma se negli anni passati, anche un decennio fa, vi è capitato di vedere per strada cappelli meravigliosi e strani, di sicuro erano Rub & Dub, un marchio bolognese che ha saputo però portare il nome della città innanzitutto fuori dalle nostre mura e anche molto più lontano, verso il confine, arrivando in tutta Europa. Partecipando a mostre internazionali da Pitti a Offline Berlino, raccogliendo e sperimentando forme, materiali e suggestioni insieme a tutti i segreti di un'antica arte artigiana.
Dana Jauker e Dario Quintavalle, i designer dietro a questo meraviglioso marchio, avevano il laboratorio (vero cibo per gli occhi e i sensi) fuori porta San Vitale ed entrare tra quelle mura significava compiere un viaggio in un mondo fantastico. Proprio perché era la fantasia a regnare, trasformata in cappelli unici. Adesso i due collaborano con Borsalino ed altri grandi nomi, e tornano a presentare i cappelli Rub & Dub al negozio atelier Neirami in via Nazario Sauro 32/a domani e domenica dalle 16. "Più che pezzi di abbigliamento, arte plastica, scultura, forme che possono stare sopra un viso e che diventano per la persona che le sceglie come dei talismani".
Benedetta Cucci

mercoledì 12 dicembre 2007

ROBOTTINI FLUO E PONTI VISUAL




Sorprese luminose in città

Raramente guardando Bologna la sera si gioisce per lo splendore che emana la sua illuminazione. Qui non ci sono soluzioni seducenti e affascinanti. Anche le finestre delle case sono sempre molto piccole o male illuminate. Eppure d'inverno è la luce una delle nostre principali risorse per il buon umore. Nel Nord Europa lo sanno bene e stare col naso all'insù per la città è una meraviglia. Recentemente in piazza Verdi è stata inaugurata ON, installazione di led. Una bella idea, ma troppo rara. Ecco perché ci hanno colpito due cose viste recentemente in città: la prima è un'opera semplice ma efficace come quella di Federica Lonardi che si affaccia da una finestra della palazzina di via Don Minzoni 13, di fronte alla Mambo. Quella dove lavorano gli artisti del gruppo Scafistiscafati. Di notte, andando in macchina o a piedi, si vede un bagliore blu elettrico e alzando lo sguardo si ammirano Tino e Tina, due robottini si direbbe in polistirolo illuminati dal neon blu. Sono lì per tutti e donano bellezza e ironia al nostro panorama urbano. Proseguendo verso via Parmeggiani e svoltando a destra per via Zanardi, prima del Ponte sulla destra un'altra sorpresa. E' un po' pericolosa a dir la verità. Perchè vicino a quel ponte si è visto quasi sempre e solo un marciapiede orribile o impalcature. Adesso c'è la concessionaria ai piani alti e a livello terra una sala a vetrate animata da proiezioni e video. Niente di eccezionale, ma fa capire quanto basta poco per animare e rendere più sorprendente Bologna.
Benedetta Cucci

lunedì 10 dicembre 2007

Emergenzacreativa.com per artisti invisibili

Festa all'Arterìa per la nuova community

«Uno su mille ce la fa…» E quando si parla di arte, cultura e spettacolo, la strada per emergere è davvero dura. Perché se è vero che le nuove tecnologie (il digitale) e internet si sono dimostrati validi strumenti per avere visibilità, per auto-promuoversi (basti pensare a youtube, myspace), quello che manca molto spesso è l’ingaggio, la possibilità di creare opportunità lavorative, occasioni di riconoscimento del proprio lavoro di artista, magari con un concerto, una mostra, uno spettacolo.
E’ questa sicuramente la riflessione di molti e anche quella di 12 ragazze (nella foto a destra) uscite da un corso che le ha portate a costruire un progetto per aiutare l'emergenza creativa.
Prjma, Project Management culturale al femminile è il nome del percorso di Alta Formazione, organizzato dall’Enfap con il contributo del Fondo Sociale Europeo e della Regione Emilia Romagna. Le 900 ore di studio incentrate su competenze gestionali e organizzative sono diventate il sito emergenzacreativa.com, che nasce con l’ambizioso scopo di ergersi a punto d’incontro tra domanda e offerta. La piattaforma multimediale – pensata come una community alla quale sarà necessario iscriversi per usarla in maniera attiva, si propone di dare spazio e visibilità a tutti coloro che si occupano di cultura e arte in tutte le sue forme. Un osservatorio privilegiato del territorio e dei suoi fermenti culturali. Non solo vetrina però. Piuttosto luogo di incontro di artisti e figure professionali nel campo dello spettacolo che mettono a disposizione la proprio arte o la propria competenza tecnica nel settore. Allo staff di emergenzacreativa.com – che darà vita nel 2008 ad un’associazione, Project Room 507 - spetterebbe il non facile compito di creare contatti, far nascere collaborazioni, trovare strumenti e occasioni per far fare a questi emergenticreativi il salto di qualità.

Il fine è certo nobile, staremo a vedere come andrà a finire. Intanto, oggi dalle 19 all’Arterìa (Vicolo Broglio 1/E) ci sarà il lancio del sito, nell’ambito di una serata speciale dedicata ad artisti, organizzatori e tecnici nel settore culturale. Sul palco artisti e musicisti rigorosamente emergenti.
Katia Grancara

domenica 9 dicembre 2007

E il DMS fa la rentré a Palazzo Marescotti

E' finito il restauro dopo quattro anni di lavoro

L’antico splendore di una storica architettura incontra la tecnologìa in nome della contemporaneità che oggi l’università deve saper esprimere.
Palazzo Marescotti Brazzetti torna ad essere la sede principale del Dipartimento di Musica e Spettacolo (DMS) con un’importante intergrazione di aule informatiche e laboratori.
I 5.200 metri quadrati di via Barberia 4, con le bellissime sale decorate a stucchi e ad affresco danno nuovamente il benvenuto al pubblico attraverso lo scalone monumentale barocco, a conclusione dei lavori di restauro che hanno interessato l’intera struttura dal 2003 a oggi.
Gli affreschi, che si possono ammirare all’interno del Palazzo, sono davvero unici, avendo ritrovato uno splendore ormai perso dopo anni e anni di abbandono e di incuria.
Il complesso architettonico ha subìto in tempi recenti, diverse modificazioni. Estinta la famiglia, nel 1947 il palazzo fu acquistato dal Partito Comunista Italiano, il quale – dopo un’incisiva ristrutturazione – vi collocò la Federazione Provinciale del PCI, l’Istituto Gramsci e la redazione de “L’Unità». Avviene poi nel 1997 il passaggio di proprietà alla più antica e longeva istituzione cittadina, l’Alma Mater Studiorum, attraverso la Società Irnerio; e diviene sede del Dipartimento di Musica e Spettacolo. La collocazione è perfetta.
Nel 2003 viene avviato il restauro, che ha lo scopo primario di recuperare l’assetto originario dell’intero complesso monumentale, assicurandone nel contempo la funzionalità per le esigenze del Dipartimento, che in esso può ora finalmente unificare la ricca biblioteca, specializzata in musica, teatro, cinema e danza: 46.500 volumi, 683 periodici, 5900 dischi, 1100 microfilm. Per più di vent’anni tutto questo materiale è stato conservato nella sezione distaccata di palazzo Gaudenzi, in via Galliera 3.
Oltre alla Videoteca e alla Biblioteca, ora finalmente ricongiunta al corpo centrale del Dipartimento, gli studenti trovano in Palazzo Marescotti una sala informatica per consultazione internet e videoscrittura, e diversi laboratori.
Claudia Morselli

venerdì 7 dicembre 2007

Con Carmencita e Caballero è tempo di Vintage!




«Bambina sei già mia. Chiudi il gas e vieni via!». Ve la ricordate, la battuta che Caballero faceva a Carmencita? Erano i tempi di Carosello e gli italiani venivano invogliati a comprare il caffè Paulista da quei due simpatici personaggi ideati da Armando Testa. Divennero così famosi che uscirono da quel piccolo teatrino ed entrarono nel mondo del design, diventando oggetti cult. Ci fu poi Marco Zanuso, che prese ispirazione dalla forma conica del pupazzo quando nel 1980 disegnò per la Lavazza la caffettiera Carmencita.
Gli anni ’60, una sorta di “età dell’innocenza” della società di massa. Per chi ha nostalgia di quell’epoca e dell’immaginario che nacque attorno ad essa c’è un appuntamento imperdibile a Bologna: Vintage. Ceramica e design degli anni ’60-’70. La mostra, che s’inaugura oggi alle 18 negli spazi della Galleria Hyperstudio in via del Guasto 5/a e alla sede di LADIS in via Petroni 9, è stata curata da Carlo Terrosi ed è il naturale proseguimento dell’esposizione sull’arte ceramica Sprtizdekor! Italia – Germania anni ’30, tenutasi la scorsa estate. La collocazione fisica, nel cuore della zona universitaria, non è un caso. L’esposizione è stata infatti realizzata – precisa l’assessore al commercio Maria Cristina Santandrea – con la collaborazione dei progetti Mambo approvati dal Comune di Bologna per la riqualificazione di quell’area, Hyperstudio (galleria d’arte, design e ceramiche artistiche) e Matilda (merchandising e agenzia di comunicazione), della cooperativa Le Macchine Celibi e di Ladis-Laboratori Didattici Sperimentali.
La mostra – che vuole riportare l'attenzione sull’arte ceramica – non si propone come momento di riflessione critica, ma mette l’accento sull’uso, sulle forme, sui colori. Le opere esposte – circa 150 – sono per la maggior parte in ceramica e portano la firma di ceramisti famosi come Marcello Fantoni, Carlo Zauli, Guido Gambone, Alessio Tasca e Joe Colombo. Tra un’opera di Bruno Munari e una di pop art, potrete anche imbattervi in Mr. Linea, altro mitico personaggio del Carosello uscito dal genio di Osvaldo Cavandoli.
Visitabile fino al 20 gennaio (dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19), “Vintage” vedrà un terzo capitolo – anticipa Carlo Terrosi – la prossima estate, dedicato agli anni ’80 e al postmoderno.
Katia Grancara

giovedì 6 dicembre 2007

Tying Tiffany tra Disco d'oro e Covo Club


Domani 7 dicembre la front girl Tying Tiffany sarà al Disco d'Oro di via Galliera dalle 20 alle 22 in occasione dell'aperitivo Curtis@Control per firmare autografi (ci saranno anche le spillette per i fans). Ma per questa occasione, l'invito del Disco d'Oro lancia un'esca particolare: darà un omaggio alle Suicide Girls più sexy. Chi sono le SG lo potete scoprire facendo un salto su www.suicidegirls.com, cosa centrino con Tiffany è invece presto detto, anche se noi eravamo rimasti che lei non faceva più parte di questa community girlie/arty. Invece visitandola il suo profilo è ancora presente...benché aggiornato allo scorso agosto. Il punto è che domani notte c'è pure la serata Decadence in città che pubblicizza l'arrivo della fotografa italiana ufficiale delle SG, quella che realizza i portfolio delle aspiranti, e quindi ecco tutto il polverone di cui, solo chi parteciperà, potrà vedere la sostanza. Tying Tiffany ha comunque appena pubblicato il nuovo disco "Brain For Breakfast" ed è già in tour promozionale tra eventi conviviali e concerti. A Bologna canterà dal vivo accompagnata dalla band, sabato 8 dicembre al Covo di viale Zagabria. Tiffany è cresciuta, è più animale da palcoscenico che mai ma non ha perso lo spirito dei primi giorni. E in più ha un nuovo contratto con l'etichetta americana punk-hardcore "I Scream".

mercoledì 5 dicembre 2007

SERGIO FA SEMPRE A MODO SUO



"Tra breve/scade il mandato/il buio scende/ sulla mia barbetta/alleati/ne restan pochi/e quei pochi/sono incazzati"...si apre così "A modo mio", sulle note di "My Way" di Frank Sinatra, l'ultima creazione sonora di Sergio C.. maestro di cerimonia della band più piccola e politicizzata della nostra città: Microposse. Tutto il progetto fa capo a una web tv bolognese, www.microposse.it, ideata da un gruppo di professionisti del video che, abbandonate le vesti istituzionali della vita reale, si dedica a quella virtuale con fantasia e satira feroce. Fa un po' quello che il nostro sindaco Sergio Cofferati si permette coi suoi compagni di giunta (ormai disboscata a dir la verità...e nella canzone si ascolta) e politica bolognese, quando lascia Palazzo d'Accursio dove le ha cantate tutto il giorno e prende in mano un vero microfono in questo mondo 2.0 diretto dal regista Tony Di Grigio. Può così dar sfogo al flusso di coscienza che non lo lascia più dormire. Sergio C. è solo uno dei vari mini-uomini in 3D, creati da questi geniacci. La new entry è ad esempio Virginio Urbanistico, al secolo Merola assessore all'urbanistica, che pensando alla sua adorata collina (la città della...) ce la canta prendendo a prestito la melodia dei Ricchi&Poveri..."Che sarà...". Da vedere e ascoltare
www.microposse it

CLICCA QUI SOTTO E ASCOLTA SERGIO C.!!!

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domenica 2 dicembre 2007

"Lascia perdere,Johnny"...Intervista a Fabrizio Bentivoglio


Quando hai pensato al film, avevi già in mente queste musiche, oppure sono state aggiunte dopo?
Stranamente, dico stranamente perché questo succede non tanto spesso nel cinema, le musiche hanno addirittura preceduto il film. C’erano già. Sono partito da racconti fatti a tavola da Fausto Mesolella, che è il chitarrista degli Avion Travel. Racconti di vita vissuta. Quando poi siamo arrivati a mettere insieme tutta la sceneggiatura, un racconto di una quarantina di pagine, la prima persona a cui sono andato a leggerlo, è stato lui. A quel punto lui mi diede un cd con vari temi che non erano ancora diventati canzoni. In realtà Fausto senza rendersene conto, aveva già scritto la colonna sonora del film. Quindi noi abbiamo scritto la sceneggiatura, ascoltando la musica.

Come è stato scelto il giovane Johnny, esordiente in questo film?
Ho fatto 800 provini di giovani ragazzi in tutte le scuole. Qualcuno mi aveva detto che c’era questo paesino della provincia di Caserta con una forte tradizione bandistica, con tutti i giovani del paese che sanno suonare almeno uno strumento. A un certo punto mi accorsi che non c’era un ragazzo che forse, avrebbe potuto, assomigliare … ma c’era lui. E quando l’ho visto, ho smesso di cercare. C’erano 15 ragazzi, io li ho visti tutti, ma avevo già scelto lui.

In che cosa cambia il lavoro, dall’essere attore a fare il regista?
Non cambia niente, non c’è nessuna metamorfosi. Il modo di lavorare, la passione per quello che si fa, sono gli stessi. Solo che anziché occuparsi di un dettaglio, seppure importante, ci si occupa di tutto il quadro. Cornice compresa.
Claudia Morselli

sabato 1 dicembre 2007

Coliandro indaga al Pratello


L'ispettore Coliandro torna a indagare all'ombra delle due Torri.
Si gira in questi giorni a Bologna la seconda serie della fiction scritta da Carlo Lucarelli, diretta dai registi Manetti Bros e interpretata da Giampaolo Morelli, che abbiamo "intercettato" al Pratello nel momento dell'azione.
La troupe si tratterrà in città fino a Natale per girare a ritmi di lavoro intensissimi, i quattro nuovi film della seconda stagione, tratti dagli ultimi romanzi dello scrittore e conduttore televisivo.
Nella seconda serie sono previste alcune novità: oltre a Giampaolo Morelli, che naturalmente continuerà a vestire i panni di Coliandro, ispettore di polizia politicamente scorretto e poco ortodosso, e Giuseppe Soleri che interpreta Gargiulo, braccio destro del protagonista, ci saranno l’Ispettore Gamberini (Paolo Sassanelli), poliziotto laureato in psicologia, e una poliziotta, la Balboni (Enrica Ajò), che diventerà ben presto la vittima prediletta del misogino ispettore Coliandro.
Carlo Lucarelli, il creatore di Coliandro, confessa che il suo personaggio piace molto ai poliziotti. “Forse rappresenta quello che non possono essere, ma ispira simpatia”, dichiara“, perché può dire cose che molti pensano e non osano dire”.
Claudia Morselli

giovedì 29 novembre 2007

Via Emilia, prossima uscita il west







E’ più bello il mito o la realtà? A questo proposito Paolo Simonazzi, medico reggiano con l’hobby della fotografia, non ha dubbi: «Il mito». E ce lo rivela col suo ultimo progetto – frutto di più di dieci anni di ricerca – Tra la via Emilia e il West, in mostra in questi giorni a Villa delle Rose (via Saragozza 228) a Bologna fino al 6 gennaio. Un viaggio lungo la millenaria Via Emilia – partendo dalla riviera adriatica e arrivando fino alla bassa – sulle tracce di quel sogno americano che a partire dagli anni ’50 si è diffuso in Emilia Romagna ed è riuscito nel tempo a connotare iconograficamente persino il paesaggio, lasciando tracce visibili nelle insegne di una Pensione Filadelfia o di un Old West Saloon. Sembra quasi un paradosso che in una regione rossa come l’Emilia ci sia potuto essere così tanto spazio per la bandiera a stelle e strisce. Eppure di segni ne ha lasciati tanti. Dalla musica col suo rock ‘n’ roll, al cinema di Hollywood, agli sport come il basket e il football, l’America ha costruito un immaginario all’interno del quale si sono formate intere generazioni. L’autore per primo, cresciuto con la musica di Bruce Springsteen. Ecco allora che questo suo viaggio diventa memoria storica e personale allo stesso tempo. E anche intima. Perché l’America, quella reale, il fotografo l’ha conosciuta. C’è un’ingenua curiosità dietro quegli scatti. Il suo è uno sguardo leggero, vivace, che coglie con ironia aspetti insoliti di questa invasione americana, come l’insegna Stalingrado Food, che racchiude forse il senso di un’ apparente contraddizione. Perché questa terra ha sì preso elementi della cultura e del costume americani, ma ha saputo trapiantarli con creatività nel proprio tessuto sociale. Ecco allora che possono convivere Harley Davidson, Lenin e crescentine. Qualche scatto ti può strappare un sorriso, ma a prevalere è quasi sempre una vena di nostalgia. In fondo il mito americano altro non è che il sogno, l’utopia, la ricerca di altro e di un altrove.
«Questo progetto è la realizzazione di un sogno – rivela l’autore – reso possibile grazie al coinvolgimento di molti amici». E questa sinergia tra pubblico e privato è visibile nei tanti nomi di enti ed imprese che hanno contribuito a dar vita a questa mostra. L’esposizione è stata realizzata dall’associazione ABC e curata dal MAMbo, con il sostegno dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali e il patrocinio della Regione Emilia Romagna
Da questa indagine fotografica ne è nato anche un libro, edito da Baldini Castaldi Dalai Editore e curato da Angela Madesani.
Katia Grancara



Il Mondo Fluo di Cikita Z.

Il suo mondo ideale è fatto di visioni acide e coloratissime, fantasie pop, giocose ed estremamente femminili. Cikita Z. è un’artista torinese, impegnata nella street art, nella grafica e nel vjing, di cui si è innamorata lo spazio bolognese Sugar Babe, un po’ marchio di fabbrica, un po’ negozio incentrato sulla ricerca di stilisti contemporanei e sempre più galleria. Tra le sue pareti di via San Felice 25/d, dove trova posto, al piano rialzato anche una console da dj con ospiti frequenti, sono esposte da oggi alle 18 e fino a gennaio nella mostra Fluo Flavors, tavole della giovane “visionaria” che ha anche realizzato grafiche esclusive per la prossima collezione Sugarbabe in arrivo nel marzo 2008.
Bologna Freelance l’ha intervistata.

Quando hai avuto consapevolezza di questa passione?
La consapevolezza l’ho sempre avuta, da quando qualcuno mi ha regalato quelle insulse confezioni di tanti pennarelli posizionati in scala di colore. Ma poi mi era stato suggerito di studiare lingue estere invece dell’artistico.
E’ lavorando come accompagnatrice nel museo “Het Domain” di arte contemporanea di Sittard, nel sud dell'Olanda, dove facevo la guida di lingua inglese, francese o italiana, che mi sono poi decisa a lavorare in quell'ambiente. E grazie a quelle persone ho scoperto la forza di esprimere cio’ che davvero sentivo.
Da dove trai le tue ispirazioni generalmente?
Da qualsiasi visione, entrando nei supermercati o nelle chiese barocche, a Torino ce ne sono molte, dorate, kitch e opulente.
Ci parli dei tuoi ex voto?
In passato, molto spesso si ricorreva alla creazione di un EX VOTO per aver ottenuto ciò che si era chiesto in un momento di difficoltà. Queste tavolette votive erano dei quadretti di materiale vario che riproducevano mediante un semplice disegno pittorico "la scena del miracolo". Che la preghiera fosse stata esaudita è facile immaginarlo, il fatto stesso della realizzazione dell' offerta votiva ne era la conferma. Per non dimenticare la tradizione e produzione degli "ex voto", che non risulta popolare come in passato, ho creato un nuovo percorso narrativo ironico e provocatorio, immaginando la superficialità dei desideri e delle richieste della societa' contemporanea.
Come ti è venuta l'idea del tuo nome, Cikita z.?
Veramente questo soprannome e' nato dalla mia compagna di banco, che faceva finta di parlare spagnolo... ed e' rimasto nel tempo, ci ho poi aggiunto una Z. che non mi dispiace ed e' l'iniziale del mio cognome. Mi piace pensare di avere un nome ironico e poco snob.
Cosa ti piace fare quando non lavori?

Mi piace spazzolare David Lynch che e' il mio gatto nero, navigare in Internet, scrivere lettere vere agli amici o spedire regali improbabili o dolci dentro pacchetti postali.

Esprimersi serve anche a lanciare un messaggio. Qual è il tuo?

Può essere facile pensare che io voglia a tutti i costi interpretare o tradurre la realtà in modo felice e spensierato, invece esaspero la superficie della tela, le situazioni e i colori, anche in modo drammatico e cinico, rimanendo consapevole che questa enfasi puo' infastidire le persone più razionali o con gusti più minimali.
Claudia Morselli

Non solo Dive. Le pioniere del cinema italiano


Prima nazionale a Bologna per una retrospettiva che si occupa dell'altra faccia del cinema muto femminile: quello fatto da donne e non dive.
“Non solo dive. Pioniere del cinema italiano”, dal 2 dicembre al cinema Lumière e al convento di Santa Cristina ci rivela che a inizio secolo il cinema non era fatto solo da attrici glamourose come ci tramandano i cliché.

Tra gli Anni Dieci e Venti l'industria della Settima Arte pullulava di manager, registe, scenografe, montatrici, comiche, stunt. Questo ci fa scoprire una ricerca che sta alla base del festival promosso dall'Associazione Orlando in collaborazione con l’Università, la Cineteca Nazionale e quella di Bologna. In programma una trentina di pellicole rare del cinema muto concentrate in dieci serate di proiezioni. Gran finale dal 14 al 16 dicembre con un convegno internazionale per riscoprire le biografie delle tante donne che, in modi differenti, e con maggiore o minore successo, furono nel cinema muto. Chi sono? Elvira Notari, Elvira Giallanella, Elettra Raggio, Astrea, Esterina Zuccarone, per citarne alcune. Ma non si deve far torto a Eleonora Duse o Francesca Bertini, dive sì, ma grandissime donne che si batterono per imporre le proprie scelte nella messa in scena dei loro film. Della retrospettiva fanno parte anche due pellicole restaurate dalla Cineteca Nazionale con supporto di Orlando, grazie a un finanziamento complessivo per il festival di 100.000 euro dal Ministero per i Beni Culturali: Umanità, di Elvira Giallanella del 1919 e ‘A santanotte, di Elvira Notari, rutilante melodramma napoletano del 1921.
Claudia Morselli

sabato 24 novembre 2007

La violenza illustrata parla alle donne

Compie due anni e viene organizzata oggi e domani a Bologna, Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio, “La Violenza Illustrata”, manifestazione contro la violenza alle donne curata da Chiara Cretella. E coincide con due importanti iniziative: la marcia a Roma oggi contro le violenze maschili alle donne e la giornata internazionale contro la violenza alle donne domani.
Sappiamo benissimo tutti che “una” giornata non è, di per sé, la soluzione di tutti i problemi. L’impegno deve essere costante e moltiplicato. E’ questa la posizione dell’Associazione bolognese “La Casa delle Donne”, che riesce a dare e costruire iniziative estremamente importanti e di grande valore, fra cui questo festival sostenuto dall’amministrazione comunale.
“In Italia questa giornata non è molto conosciuta - spiega la socia fondatrice dell’ Associazione ‘La Casa delle Donne’, Anna Pramstrahler - sono solo tre anni che si fanno iniziative culturali, però finalmente quest’anno ci sono almeno 300 iniziative in tutte le città, dove si cerca di lavorare e di celebrare la giornata per fermare la violenza contro le donne, quindi non c’è più solo l’8 marzo che è la data storica”.
Il filo conduttore del festival è trovare un linguaggio che non sia il solito convegno, ma che sappia parlare ai giovani con un approccio diverso, quello artistico.
Oltre a un’importante mostra di dieci quadri dell’artista Anija Seedler, nel corridoio di Manica Lunga al primo piano di Palazzo d’Accursio, “La violenza illustrata” parla alla città attraverso due documentari e un film: “Tarnation” di Jonathan Caouette, “Catherine”, selezioni di immagini di girato “familiare” a cura dell’asscoiazione Home Movies e “Il vestito da sposa” di Fiorella Infascelli con Piera Degli Esposti, che partecipa alla due giorni gratuitamente. Alla galleria “Il Graffio” di via Sant’Apollonia 23/25 dalle 12 alle 20 di domenica “Testimoni silenziose-luoghi d’incontro”. Informazioni: 051333173 o su www.casadonne.it.
Claudia Morselli

Time Code: nuovi codici temporali per MAMbo

Immediatamente dopo la Mostra Vertigo, che ha documentato in un percorso storico l’influenza delle tecnologie sull’esperienza artistica del XX sec, il Mambo (Museo d’Arte Moderna di Bologna) continua la riflessione sulle possibilità espressive dei nuovi media.
Lo fa con Time Code, rassegna di video-arte di sedici autori nazionali e internazionali scelti dalle curatrici Fabiola Naldi e Alessandra Pioselli. Da definizione tecnica del metodo di sincronizzazione digitale dei materiali audiovisivi “Time Code” diventa indagine sugliaspetti della temporalità insiti nel linguaggio video.
Il debutto ha visto insieme le curatrici e le due prime artiste, Loulou Cherinet e Kjersti Sundland. Della prima, già presente nella Biennale Arte di Venezia 2007, è stata presentata Minor Field Study del2006, doppia proiezione che, partendo da riprese dell’antropologo Billy Marius al confine tra Congo e Camerun, ripropone immagini parallele ma trasposte nel contesto di Ormige, un sobborgo di Stoccolma. Cherinet opera una “traduzione” spazio-temporale usando elementi di analogia per evidenziare le differenze dei contesti sociali e culturali. L’ifluenza dei media sulla costruzione dell’identità è altresì un aspetto delle opere di Kiersty Sundland. Il suo video Enduring Portraits (2007) simula, in un tempo prolungato ma del tutto virtuale, il realistico processo di invecchiamento di un volto femminile ottenuto attraverso il campionamento di due filmati di due volti simili ma di età diverse. Ma Time Code inaugura anche una nuova modalità espositiva per il Mambo. Come ha sottolineato il direttore Gianfranco Maraniello “i video costituiranno una presenza interstiziale” all’interno del Museo: proiettati in punti inconsueti, interagiranno con gli spazi della struttura e con le altre iniziative concomitanti. Ogni coppia di video resterà visibile, con accesso gratuito, fino alla successiva inaugurazione che intende essere, ogni volta, occasione di incontro tra il pubblico, in particolare gli studenti, gli artisti e le curatrici-ospiti. Otto gli appuntamenti previsti. Il prossimo è il 6 dicembre alle 18.30 con gli artisti Pavel Braila moldavo) e Roberta Piccioni di Riccione.

Marta Franchi

venerdì 23 novembre 2007

Ian Anderson: il filosofo di Designers Republic


Anche Bologna
ora è un inspirational place. Con l’appuntamento di qualche giorno fa all’Accademia delle Belle Arti si è conclusa la terza edizione degli Inspirational Design Happenings, gli incontri con designer di fama internazionale organizzati da Bombay Sapphire, il premium gin inglese prodotto dal gruppo Bacardi – Martini. Da quest’anno Bologna si è aggiunta alle altre città italiane – Torino, Milano, Roma, Genova, Venezia – che dal 2005 con questa iniziativa sono diventate protagoniste della cultura visiva contemporanea.
Ospite dell’Happening di Bologna è stato Ian Anderson, il fondatore di The Designers Republic. Proveniente da Sheffield TDR è il gruppo che più di ogni altro ha contribuito a definire la tendenza grafica degli anni ‘90, legandosi soprattutto alla ricerca estetica, alla sperimentazione e alla musica elettronica contemporanea.
Immersi in un’atmosfera ovattata dominata da una luce blu che richiamava il colore della bottiglia del famoso gin e dai lavori del designer che si succedevano in loop sullo schermo gigante, gli spettatori hanno assistito quasi ad una lezione di vita più che di design. La conversazione è entrata subito nel vivo riconoscendo il grande merito che i TDR hanno avuto nell’unire il linguaggio visivo alla comunicazione, intuendo l’importanza e le potenzialità di questo binomio. La capacità di scoprire ed esplorare modi differenti di esprimere un’idea e di giocare con gli elementi: questo il loro punto di forza e ciò che ha fatto la differenza. Nelle parole di Anderson si coglie un approccio quasi filosofico al proprio lavoro, frutto forse – come ha rilevato l’intervistatore – della sua formazione umanistica e laurea in filosofia. Più volte l’artista ha ribadito la sua “non necessità di essere designer” e sottolineato piuttosto la consapevolezza – da cui nasce la necessità – di avere delle cose, delle idee da comunicare. Sarebbe stata questa la spinta propulsiva che lo ha portato poi a diventare designer. A questo concetto si è appellato anche quando gli è stato chiesto un parere sulla questione dell’imitazione, di cui loro stessi sono stati vittime. «Il designer – spiega Anderson – ha una grande opportunità: quella di poter comunicare delle cose, delle idee. Sarebbe un peccato che questa opportunità venisse sprecata copiando gli altri». Nessuna pretesa di poter cambiare la società, ma se con il loro progetto o prodotto riescono ad influenzare il modo di vedere e di percepire le cose anche solo di due tre persone hanno raggiunto l’obiettivo. In ogni lavoro – che sia la copertina di un album o l’interfaccia per un videogame – i TDR cercano di creare un mondo che ruoti attorno ad esso. Di qui l’attenzione particolare all’audience finale, pur cercando ogni volta di non rispondere mai troppo alle aspettative del proprio pubblico. Quando gli si fa notare che la loro evoluzione artistica ha seguito un andamento ciclico, essendo passati da un’iniziale esuberanza – di colori forme e messaggi – ad una fase minimalista per ritornare ad una nuova vivacità, il designer molto filosoficamente risponde che anche loro, come tutte le cose umane, hanno un andamento ciclico. La cosa importante è che ci sia e si possa riconoscere nella propria storia una sorta di manifesto, anche se questo non è intoccabile. Ci deve essere coerenza, e questo fa sì che una delle prime regole che i TDR rispettano sia quella di piacere a se stessi, prima, per poi piacere agli altri, anche quando gli altri sono la Sony o la Coca Cola. Anderson rivela poi un’altra convinzione dei TDR: mai più di 11. Un numero maggiore – spiega il designer – significherebbe dover scendere a compromessi, perché più si è e più diventa difficile mettere insieme e d’accordo idee diverse. E il compromesso è proprio ciò a cui i TDR non vogliono piegarsi: ogni loro prodotto o progetto è frutto condiviso dell’intero gruppo.
Katia Grancara