mercoledì 2 aprile 2008

Dissonorata

Una piccola seggiola, un lungo grembiule grigio – da donna del sud – sopra dei pantaloni neri. E la sua figura composta, quasi timida, la sola cosa ad essere illuminata perché il resto del palco è vuoto, al buio. E’ quanto basta a Saverio La Ruina per raccontare la sua Dissonorata. Un delitto d’onore in Calabria, in scena stasera alle 21,00 al Teatro San Martino (via Oberdan 25) con replica il 3 e il 4 aprile.
Lo spettacolo prende spunto da una piccola storia, quella di una donna calabrese nel dopoguerra, sedotta e abbandonata, dall’uomo che avrebbe dovuto sposare e anche dalla famiglia che dovrà farle pagare l’onore perduto. Sopravvivrà e così potrà raccontare.
Quello che si perde delle parole, in stretto dialetto calabrese, lo si guadagna nei toni della voce, nei gesti, negli occhi e nelle espressioni del volto dell’attore.
Una storia semplice, di altri tempi ci piacerebbe forse dire, quando il lutto per le vedove durava tutta la vita e per le figlie anni e anni, ma quanto mai attuale. La "Dissonorata" di La Ruina non ha un nome e nemmeno un tempo o un luogo, perché potrebbe essere chiunque e ovunque. Cambiano magari i codici, le regole, i protagonisti – viene in mente Hina, la ragazza pachistana uccisa dal padre e sepolta nel giardino di casa perché non si comportava da buona musulmana –, ma la questione resta la stessa. E troppo spesso taciuta e risucchiata nella normalità.
Donne vittime di padri-mariti padroni, di pregiudizi, di violenze psicologiche. Violenza che a volte si fa più spietata quando la vittima trova il coraggio di denunciare le vessazioni subite. Perché la denuncia significa uscire allo scoperto, far sapere e allora meglio “pulire in casa i panni sporchi”, per non dovere subir anche la vergogna. Ma è proprio il silenzio invece che va rotto. Ed è la solidarietà e non l’onta che deve scaturire.
Perché la donna-vittima non debba più camminare "…cu a capa vasciata a cuntà i petri pi nterra …" come la Dissonorata dello spettacolo.
Scritto, diretto e interpretato da Saverio La Ruina – fondatore nel 1992 della compagnia teatrale calabrese “Scena Verticale”, una delle più interessanti del teatro di ricerca contemporaneo – lo spettacolo, accompagnato da musiche originali composte e suonate dal vivo da Gianfranco De Franco, è stato presentato in prima nazionale al festival Bella Ciao condotto da Ascanio Celestini e ha valso a La Ruina due Premi UBU 2007 come “migliore attore” e “migliore novità italiana" e la candidatura tra i finalisti al Premio ETI – Gli Olimpici del Teatro 2007 come “miglior interprete di monologo”.
Katia Grancara

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