venerdì 14 marzo 2008

Viaggio nell’immaginario fantastico di Antonio Basoli


Ci sono due categorie di viaggiatori. Quelli che viaggiano con i piedi e quelli che viaggiano con la mente. Antonio Basoli da Castelguelfo (1774-1848) apparteneva a questa seconda schiera. Ornatista, scenografo, pittore di paesaggio, docente, Basoli era un “viaggiatore che restava a casa”. Nutriva la sua fantasia con racconti, libri di viaggio, letture bibliche e classiche che poi sfogava nei suoi dipinti, bozzetti, acquerelli.
A lui l’Accademia di Belle Arti, in collaborazione con l’Accademia Clementina, il Comune di Bologna, la Soprintendenza per il patrimonio storico e artistico di Bologna dedica una mostra – coordinata da Andrea Emiliani e curata da Fabia Farneti ed Eleonora Frattarolo – che si inaugura domani alle 17,30 (fino al 31 maggio) alla Pinacoteca (via delle Belle Arti 56).
Una selezione di circa 200 opere da un corpus di oltre diecimila carte – da tempo in corso di catalogazione e restauro grazie alla Fondazione Carisbo che sostiene anche la mostra – tra acquerelli, disegni e stampe acquistati nel 1857 dalla stessa Accademia, in cui egli aveva studiato e insegnato per oltre quarant’anni. Nell’esposizione sono presenti anche alcuni dipinti provenienti da collezioni pubbliche e private. Un percorso, quello della mostra, che testimonia le varie attività e i molteplici settori in cui Basoli si cimentò con passione e dedizione durante la sua esistenza, che non lo vide quasi mai allontanarsi da Bologna. Figura di spicco del periodo neoclassico, Antonio Basoli seppe essere precursore di una sensibilità romantica che trasmise nelle sue vedute paesaggistiche di Bologna, cui regalò un’immagine affettuosa, poetica. Amico di Pelagio Palagi con cui frequentò all’epoca degli studi in Accademia Casa Aldrovandi, luogo di ritrovo a Bologna per intellettuali e artisti, iniziò a lavorare come ornatista di interni nella case aristocratiche di Bologna e come scenografo nei teatri bolognesi, della Romagna e delle Marche. La fama di scenografo gli procurò prestigiose commissioni all’estero, che lui però rifiutò sempre. Questa sua predisposizione all’allestimento, all’abbellimento degli spazi lo portò anche all’ideazione di giardini.
Ma è l’anima visionaria, sognatrice forse, a costituire l’aspetto più interessante e intrigante di Basoli. Un artista che diede corpo alle sue visioni, al suo immaginario esotico e fantastico e seguendo il sogno di ridisegnare il mondo produsse magnifiche carte acquerellate che ridisegnavano l’India, la Cina, il Giappone la Russia…Questa indole visionaria quasi pre-cinematografica non è passata inosservata ad un geniale cineasta come Stanley Kubrick che mostrò un notevole interesse verso Antonio Basoli. L’approdo al grande schermo arrivò però con La storia Infinita (secondo film) grazie al bestseller da cui fu tratto il film che aveva usato il suo ricco e stravagante alfabeto pittorico per l’illustrazione.
La mostra è corredata da un catalogo edito da Minerva contenente 160 immagini a colori che ripercorre e analizza le tante sfaccettature dell’arte di Antonio Basoli.
Katia Grancara

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