venerdì 28 dicembre 2007

LA GUERRA SCRITTA SUI MURI

Quando i graffiti salvavano la vita



Ce le abbiamo sotto gli occhi ma non ce ne accorgiamo, tanto sono divenute parte del paesaggio urbano. Ora sono soltanto delle scritte innocue, alcune cancellate dal tempo o dall’intonaco aggiuntovi sopra, ma sessant’anni fa salvavano la vita. Sono i graffiti di guerra, che ancora si possono leggere sui muri dei palazzi di Bologna. L’IBC (Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna) in collaborazione con I’Istituto Parri e il Comune di Bologna ha realizzato il primo censimento fotografico (affidato a Riccardo Vlahov) di queste scritte e ha allestito una mostra Graffiti di guerra. Le iscrizioni antiaree 1940-45 a Bologna, ospitata a Palazzo d’Accursio fino al 6 gennaio. Frecce che indicavano la localizzazione dei rifugi più vicini, entrate e uscite di sicurezza, segnalazioni della presenza di idranti, condotte di ventilazione, pozzi. «Un linguaggio che non va perduto – spiega il presidente dell’IBC Ezio Raimondi –, perché scrive un capitolo importante della storia della nostra città». Ci racconta come reagì e come si organizzò la popolazione civile di fronte all’orrore della guerra, che a Bologna causò circa 2500 vittime nelle oltre novanta incursioni aeree subite dopo l’armistizio del ‘43. Tra le scritte meglio conservate quelle sugli edifici di via Rizzoli 5, via Indipendenza 29, via San Vitale 23 e via Santo Stefano 43. Bologna non è l’unica città che si sta attivando per il recupero di questa memoria storica, ma è stata la prima in Italia a realizzare un censimento e a creare un database che ha poi trasmesso al Comune. Che è l’ente, assieme alle Sovrintendenze, preposto a legiferare in materia e che può disporne quindi la tutela. Già ufficialmente garantita per quei graffiti presenti nei palazzi di proprietà comunale. L’indagine ha permesso di individuare la presenza – nel centro storico soprattutto, ma anche fuori porta – di 111 rifugi e 25 gallerie. All’epoca in piazza Nettuno c’era un pannello con la mappa di tutti questi ricoveri, ospitati per la maggior parte nelle cantine di palazzi storici (muri e soffitti venivano puntellati da travi da legno), perché mancava la materia prima per costruirne ex novo. L’IBC, sull’ esempio di Torino che ospita il Museo della Resistenza all’interno di un ex-rifugio, si propone di recuperare e riconsegnare alla comunità due rifugi – quello di Villa Spada e quello di via del Guasto - che sono di proprietà del Comune. A Casalecchio già lo si è fatto con l’ex ricovero situato all’interno del parco Talon. L’auspicio è che anche per la seconda guerra mondiale si arrivi ad una legge che ne tuteli il patrimonio storico, così come già accade per le testimonianze lasciate dalla grande guerra.
Katia Grancara

1 commento:

Anonimo ha detto...

perché non pubblicate qualcosa sui graffiti...però quelli di oggi? e piuttosto...cosa ne pensate di tutta la faccenda del writing a bologna?