domenica 11 maggio 2008

Christina Kim e la Moda Etica

Una mostra, tre installazioni nel cuore di Bologna e un programma di eventi collaterali per ripensare la professione di stilista. Un modo di vedere l'abito come simbolo capace di raccontare una storia e come manufatto ideato con attenzione alle problematiche dell'ambiente.

Anche un abito può raccontare una storia. E rappresentare un valore.
Può sembrare un discorso non immediatamente comprensibile, soprattutto per chi considera la moda e il design come professioni effimere.
Spesso infatti il mondo della moda è associato al consumismo, all'interesse economico e a una continua ricerca della perfezione estetica.
Ma la creazione di un abito può essere qualcosa di più e qualcosa di diverso. Rappresentare un modo di vedere, una scelta concreta sui problemi mondiali più urgenti, come la salvaguardia dell'ambiente.
È il caso dell'attività di Christina Kim, clothing designer di Los Angeles di origine coreana e creatrice della linea "dosa".
Da due decenni, la designer unisce nella produzione di abiti moderni sia la pratica dell'artigianato, sia l'uso di materiali riciclati e tecniche tradionali.
Un progetto prezioso nella "globalizzazione dei mercati", dove spesso vengono dimenticati i saperi tradizionali e il rispetto dell'ambiente.
A Christina Kim, la città di Bologna dedica un evento di grande rilevanza nel campo della moda e del design: una mostra, "Naturale, rigenerato, fatto a mano: la moda etica di Christina Kim" e tre installazioni nel centro di Bologna.
L'iniziativa, realizzata a conlcusione del focus group "Creativity, Technology and Design", è organizzata dall' ISA (Isituto di Studi avanzati dell'Università di Bologna), con la collaborazione del Comune di Bologna e del Museo Internazionale e biblioteca della Musica.
La mostra, esposta al Museo della Musica in Strada Maggiore, 34 fino all'8 giugno, illustra in modo dettagliato la storia dei progetti di recycling della linea "dosa".
Attraverso le sue diverse sezioni, la mostra invita a riflettere sull'ispirazione del design, sul suo processo e sulla sua natura.
Collaborano all’allestimento due nomi di rilievo del design internazionale: Karen Spurgin, textile designer inglese, e Nelson Sepulveda, art director del trendmagazine Bloom.
Oltre alla mostra, il progetto prevede una serie di installazioni all'aperto, esposte a Palazzo della Mercanzia, nel Portico della Morte in Via de’ Musei e nell'Arco fra Pavaglione e via Clavature.
Le installazioni consistono in banderas, stendardi da preghiera, e in milagros, ex-voto messicani a forma di cuore, disposti in semplici geometrie secondo la stoffa e il colore.
Le bandiere indiane Bandhani e gli ex-voto sono ricavati da scampoli di stoffe fatte a mano, riciclati dalla produzione di vestiti; le bandiere di carta sono fatte a mano con materiale naturale.
Tutte le iniziative documentano, attraverso la materialità e il piacere estetico proprio degli oggetti, dei tessuti,il progetto che sta dietro la produzione della stilista.
Il pubbblico, oltre alla mostra e alle installazioni, avrà la possibilità di seguire numerosi eventi collaterali. Il primo è in programma per lunedì 12 maggio, alle ore 17,30, sempre al Museo della Musica: si tratta della tavola rotonda su "Arti e tecniche del riciclo", che vedrà la partecipazione della stessa Christina Kim assieme a Eungie Joo (Director and Curator of Education and Public Programs, New Museum of Contemporary Art, New York), Mario Lupano, Raffaele Milani, Luciano Morselli e Andrea Segré (Università di Bologna). Coordina Giovanna Franci; introducono Pierangelo Bellettini, Dario Braga, Mauro Felicori.
Un altro incontro con Christina Kim è poi previsto per giovedì 15 maggio, alle ore 12, presso l'Aula Arcangeli dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
L'appuntamento rientra all'interno del "Progetto Container. Osservatorio/laboratorio di arte pubblica", coordinato dalla prof. Mili Romano.
Ultimo appuntamento, venerdì 16 maggio, alle ore 17, presso il Museo della Musica, con "Caffè-scienza", organizzato dal prof. Luciano Morselli assieme gli allievi del Collegio Superiore.
"La città di Bologna – dalle parole dell'assessore al commercio Maria Cristina Santandrea - un tempo “città della seta” e oggi sede di un colosso europeo come Centergross, appare una sede opportuna per un evento come questo".
Un evento che permetterà a un pubblico vasto di comprendere quest'aspetto della moda forse poco conosciuto.
Il valore di un abito inteso come prodotto "organic", eco sostenibile.
Come simbolo capace di raccontare una storia: le mani che l'hanno tessuto, le idee che l'hanno creato.
Claudia Morselli

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