giovedì 24 gennaio 2008

una roba scomoda

Parla di un atto di ribellione il nuovo film di Wilma Labate signorinaeffe, che insegue le vicende che infiammarono Torino e la Fiat nel settembre 1980.
Evento paradigmatico che condizionò il futuro lavorativo e di classe del bel Paese, immerso negli anni caldi del terrorismo e del tentativo di cambiamento originato dal disagio di una generazione che non fu capace troppo spesso di dialogare.
La connotazione socio - politico - storica è nota, o si spera che lo sia.
Partendo dall'atto di ribellione nei confronti della famiglia di umili origini meridionali, inseguiamo la passione di Emma, interpretata dall'intensa e molto bella Valeria Solarino, che preferisce all'ingegnere Fiat Silvio (Fabrizio Gifuni) il ribelle operaio Sergio (Filippo Timi).
Il film utilizza il registro del mélo, per stessa ammissione della regista, per narrare gli eventi di cui la storia d'amor dei due contro il mondo è catalizzatore di strappi e lacerazioni di un'epoca. Glissando volontariamente, a parte le parole facinorose di un oste, nel trattare gli atti violenti che contiguamente avevano imperversato nella Torino di quegli anni (come la rappresaglia terroristica che subirono 61 dipendenti Fiat poco prima dello sciopero generale degli operai, i colletti blu, che risposero alla decisione arbitraria di licenziarne 14.000), nel guardare dentro e fuori gli animi dei protagonisti si cerca di materializzare e dare vita a ciò che si manifestò in quei giorni.
Perno è la figura femminile di Emma, il suo riscuotersi a poco a poco da un sogno altrui, quello di rivalsa della propria famiglia, in un'epoca che non fa i conti con il cambiamento sociale che corre inesorabile.
Nel contatto con Sergio, l'inseguirsi dei loro sguardi, il contrarre la loro passione, sotto gli occhi di un mondo i cui cardini si sgretolano lentamente, avviene la marcia dei 40.000 colletti bianchi, i dipendenti Fiat pro azienda.
La classe operaia ha perso; contentino, un accordo sindacati - azienda, frutto delle collusioni con la politica. Ha perso la passione, sacrificando se stessa. Emma ritorna da Silvio, chiedendo la salvezza di Sergio. Crolla il senso di classe, l'identità a cui appartenere e per cui combattere. Largo ai furbetti.
Le didascalie ci ricordano che il padrùn di Torino dopo qualche anno servirà la sua vendetta, licenziando 24.000 dipendenti in tutto lo stivale.
La donna Emma cammina dopo anni per Torino e sale su un taxi dove trova Sergio. Un accenno di sorriso sul suo viso di nuovo di ragazza sembra diradare le ombre della storia.
Claudia Morselli

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