martedì 1 luglio 2008

A Bologna arriva il menestrello

Ci ha fatto entrare nel suo mondo fiabesco con una filastrocca di origine ebraica, nel lontano 1976. Il suo debutto discografico era avvenuto già due anni prima, ma fu Alla fiera dell’Est a farci conoscere quel ragazzo dalla chioma riccioluta e spettinata che, sono passati trent’anni, non è cambiata. Col tempo si è solo fatta un po’ grigia. «No non perdetelo il tempo ragazzi, non è poi tanto quanto si crede» canta il menestrello col suo violino. E lui il tempo non l’ha perso. L’ha riempito di note e parole. E di magia. Chi meglio di lui allora poteva aprire “LYRICS - Autori di Canzoni”, il festival organizzato dal Centro San Domenico dall’1 al 4 luglio e giunto alla sua seconda edizione. Stasera alle 21,30 dopo il laboratorio pomeridiano e l’aperitivo – le quattro giornate del festival sono scandite da questi tre momenti – sul palco allestito nella suggestiva Piazza di San Domenico salirà lui, il “menestrello d’oltre Po”, come lo ha definito qualcuno, Angelo Branduardi. Danza sul palco quando suona il suo violino. Un elfo uscito da un bosco o dal Sogno di una notte di mezza estate. E la gente che è lì ad ascoltarlo è allegra e balla “come le onde del mare” sulle note de Il violinista di Dooney o di Cogli la prima mela e si mette poi in riverente silenzio quando intona Il Cantico delle Creature, che ha messo in musica basandosi su testi delle Fonti Francescane. Un album, “L’infinitamente piccolo” (2000), dedicato interamente a San Francesco d’Assisi, «un grande poeta» – lo ha definito il cantautore – che vede la collaborazione di artisti come Franco Battiato ed Ennio Morricone, e che lo ha portato poi in una lunga tournée in Italia e in Europa con tappe in chiese e luoghi suggestivi lungo le antiche vie del pellegrinaggio. Con “Futuro Antico” nel 1996 (giunto nel 2007 al quarto “capitolo”) inizia il suo viaggio alla riscoperta della musica sacra e profana del Medioevo e del Primo Rinascimento. Mettere in musica le parole, la poesia: è il grande dono di Branduardi. E così canta Yeats, regalandoci dieci ballate su altrettante liriche del grande poeta irlandese. Canta le poesie d’amore provenienti da terre e popoli lontani – «visioni di uomini e donne che, sotto altri cieli, ardono delle stesse passioni» – in “Altro e Altrove”. Dà voce alla luna «stanca di guardare il mondo da lassù», al cervo e alla morte, di tutti noi «signora e padrona». Canta la vita, Angelo Branduardi, assieme alla moglie Luisa Zappa autrice di molti dei suoi testi, e lo fa in maniera lieve, giocosa, perché la vita è come un’invisibile danza che «dura solo il tempo di un gioco», ma non va sprecata «in sogni da poco».
Katia Grancara